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Pier Antonio Mezzastris

Cristo Risorto - Vir Dolorum

Materiale / tecnica:

Tempera su tavola

Dimensione:

215x99 cm

place Posizione:

Complesso museale di San Francesco - Primo piano - Pinacoteca



La cornice è oggi priva del dipinto a due facce che doveva originariamente racchiudere. Per un lungo periodo vi è stata inserita l’Adorazione dei Magi attribuita ad un seguace di Giusto di Gand, come ricordato dalle più antiche citazioni. La carpenteria presenta un elegante fattura che evoca un prezioso oggetto di oreficeria con un gradino alla base su cui poggiano due colonnine tortili sormontate da una trabeazione su cui si impostano due pinnacoli e al centro la cimasa dipinta terminante con un fiorone. Qui vi è un clipeo dorato e in rilievo composto da una corona di foglie di alloro sostenuta da due angeli inginocchiati, dalle vesti e dalle ali a colori alternati verde e rosa. Nel verso del manufatto, in detto clipeo, vi è dipinto il Vir Dolorum dal perizoma bianco orlato da una fascia oro e appoggiato alla croce ai cui bracci sono appesi due flagelli; nel recto invece, trova posto l’immagine del Cristo risorto benedicente che tiene il vessillo, simbolo appunto di Resurrezione. L’opera, già priva del dipinto centrale, è ricordata dal Guardabassi e dal Frenfanelli Cibo nella casa degli Ospedali Riuniti e più precisamente, nella casa del parroco. In questa occasione, viene considerata opera di scuola folignate del XV secolo, ambito entro il quale viene riconfermata anche dalla critica posteriore. Attualmente viene attribuita alla personalità di Pierantonio Mezzastris, dopo l’iniziale proposta avanzata da Bernard Berenson. Recentemente, Picchiarelli (2006) ne ha ipotizzato la provenienza dalla chiesa di Santa Maria della Piaggia in virtù dell’esistenza di un inventario, del 1711, che ricorda nella chiesa trevana “una cornice depinta e indorata con un Cristo Crocefisso e un Vexillo con l’Assunzione della Vergine”. Pur meritevole di attenzione, tale indicazione, va accolta con cautela necessitando di ulteriori approfondimenti in quanto, la descrizione risulta troppo sommaria e parziale. Molto suggestiva e appropriata è invece, l’attribuzione alla mano di Pierantonio Mezzastris che, nell’eseguire un’opera su tavola, sembra riprendere quei timbri cromatici semplici ed eleganti già tipici della sua attività da frescante. L’artista si dimostra qui ben consapevole ed aggiornato sulle eleganze formali della pittura perugina della seconda metà degli anni Settanta come dimostra ad esempio l’intreccio svolazzante dei nastri. La datazione più avanzata proposta dalla critica, sembra ben convenire all’opera. Restauri: 1914, G. Colarieti Tosti; 1996 e 2006, Coo,Be.C, Spoleto

I testi sono tratti dal catalogo "Raccolta d'arte di San Francesco di Trevi" edito da Giunti mentre le immagini sono di proprietà della Regione Umbria e del Comune di Trevi.