
Giovanni di Pietro detto Lo Spagna
Incoronazione della Vergine
Tempera e olio su tavola
430x305 cm (totale)
Complesso museale di San Francesco - Primo piano - Pinacoteca
La tavola dell’Incoronazione è composta da cinque assi congiunte sul retro da due assi orizzontali; un’incamottatura è applicata in corrispondenza delle giunzioni tra di esse. Per quanto riguarda la tecnica di esecuzione si può concludere che si tratta di una tecnica mista; infatti la pittura è per la maggior parte ad olio tranne il manto della Vergine e il piviale del vescovo all’estrema destra che sono dipinti a tempera con azzurrite. I movimenti del legno, le alterazioni delle ridipinture, i danni provocati da scorrimento d’acqua e soprattutto l’attacco di insetti xilofagi hanno compromesso lo stato di conservazione dell’opera restaurata nel 1995 –’96. Grazie al ritrovamento del documento originale è possibile ricostruire con sicurezza la storia del manufatto: il 10 luglio 1522 Giovanni di Pietro, si impegnava a consegnare ai Minori osservanti di San Martino a Trevi, per il 15 agosto, un’opera di pittura come stabilito con frate Riccardo e i suoi confratelli. L’atto, stipulato a Spoleto, è il solo noto in relazione a lavori del pittore per i Francescani di San Martino. Il dipinto rimase sull’altare maggiore della chiesa fino a che con le Soppressioni del 1860 divenne di proprietà comunale. Solo nel 1867, tuttavia, fu trasportato nel palazzo del Comune di Trevi. Nel 1869 Luigi Carattoli, scrivendo l’Inventario post-Soppressioni, nella scheda dell’Incoronazione aggiunge che “ne manca da lungo tempo la terza smarrita”, cioè la parte centrale della predella con il Compianto del Cristo. Questa ricompare, nel primo Novecento, in proprietà del cavaliere Enrico Marinucci di Roma e successivamente, di Contini Bonacossi; nel 1939 risulta poi, nella collezione Samuel Kress e dopo il 1968 nella St. Philip’s in the Hills School a Tucson (Arizona). Attraverso la voce del Guardabassi, nel 1872 inoltre, si può ricostruire l’originale sistemazione dell’opera sull’altare principale. In sostanza, si può provvisoriamente concludere che, nel Cinquecento, la pala fu sistemata entro una “cassa” la cui parete di fondo fu dipinta nella parte superiore con un’Annunciazione; nel Seicento poi, fu creato un nuovo assetto del presbiterio dove le opere “antiche” furono oggetto di una sorta di musealizzazione; qualche trasformazione dovette essere compiuta anche nel Settecento quando l’interno della chiesa fu rinnovato. Con il trasferimento dell’Incoronazione nella Pinacoteca, la macchina lignea fu in parte smembrata. La pala con l’Incoronazione della Vergine viene attribuita a Giovanni di Pietro detto lo Spagna ed è esemplata su quella dipinta da Domenico Ghirlandaio per la chiesa di San Girolamo a Narni. Nell’opera di Trevi, lo Spagna, rispetto al modello sopra indicato, diminuisce il numero dei personaggi lasciando più spazio alla figura di San Francesco. Secondo una pratica già evidente nelle opere del primo decennio, il pittore, riutilizza certamente i disegni preparati per il baldacchino dell’opera di Todi apportando, però, alcune modifiche iconografiche: sostituisce infatti, il San Girolamo eremita con il San Martino al quale la chiesa, destinataria dell’opera, era dedicata. Anche l’immagine del paesaggio che funge da sfondo viene ad essere modificata; l’opera di Trevi accoglie un orizzonte di rocce e montagne dominato dalla chiesa di San Francesco e dal Sacro Convento di Assisi, da cui i minori si erano staccati. Si può pensare che questa presenza fosse richiesta dai committenti per ribadire la loro origine o specifiche circostanze che in quel momento mettevano in rapporto i Minori di Trevi con i Conventuali della basilica assisiate.
I testi sono tratti dal catalogo "Raccolta d'arte di San Francesco di Trevi" edito da Giunti mentre le immagini sono di proprietà della Regione Umbria e del Comune di Trevi.