
Giovanni di Corraduccio
Polittico con storie della vita di Cristo
Tempera e oro su tavola
153x169 cm
Complesso museale di San Francesco - Primo piano - Pinacoteca
Il polittico si compone di quattro pannelli cuspidati su cui sono dipinte le storie della vita di Cristo. In origine doveva essere un pentittico. Le ultime ricerche storico-artistiche hanno fornito nuovi dati sulla provenienza del manufatto: con una minuta, datata 16 luglio 1867, il Municipio della città si rivolgeva a Tommaso Galletti, priore del Sodalizio di San Giuseppe, con la richiesta di cessione in deposito dei quadri di San Francesco “nell’intento di raccogliere in un solo bene adatto locale i diversi quadri di qualche interesse per l’arte pittorica” e allo scopo anche “d’impedire che la Commissione di Belle Arti, prendendo motivo della poca accuratezza con cui si custodiscono, possa, siccome ha già minacciato, ottenere il trasporto di detti quadri nel capoluogo della Provincia”. Dalla medesima documentazione inoltre, si viene a sapere che il dipinto si trovava nel coro della chiesa. Pochi giorni dopo, precisamente il 24 luglio 1867, i membri della Congregazione di San Giuseppe di Trevi accettavano la proposta. La vicenda critica del manufatto inizia con il Guardabassi (1872) che lo vede già situato in Pinacoteca e lo considera lavoro di un imitatore di Giotto attivo tra la fine del XIV secolo. Successivamente, Bernardini (1906) lo dice molto malandato ritenendolo di “scuola eugubina”. Van Marle, da parte sua, lo accredita ad un pittore dipendente da Cola Petruccioli sul finire del XIV secolo. Roli (1961) e poi Santi (1964) riprendono le precedenti indicazioni e notano le somiglianze narrative con il maestro della cappella di Sant’Antonio Abate in San Francesco a Montefalco. Di un pitture umbro dei primi del Quattrocento molto operoso nel territorio e notevole per il vivace gusto narrativo parla invece, Bruno Toscano (1963). Boskovits (1977) attribuisce le quattro tavolette a Giovanni di Corraduccio mettendone in rilievo la sua formazione presso la scuola orvietana. Anche Zeri (1976) ripropone il nome di Giovanni di Corraduccio e osserva come nella scena della Presentazione al tempio si possano riscontrare elementi derivanti dalla pittura riminese. Tale attribuzione è ancora confermata da Scalpellini (1976) il quale, ne osserva anche le componenti senesi e alcuni ricordi provenienti dalla cappella di Palazzo Trinci di Ottaviano Nelli. Questo confronto stilistico lo porta a proporre anche, una datazione del manufatto entro il terzo decennio del Quattrocento. Tratteranno ancora del polittico Todini (1989), Toscano e Lunghi (2000) e De Marchi (2007) confermando, in sostanza, le precedenti indicazioni. Il dipinto presenta dei caratteri leggermente diversi da quelli più consueti del pittore; il tipico gusto narrativo e didascalico dell’opera si stempera per lasciare spazio ad una sorta di semplificazione nella costruzione degli episodi. Scende, seppur di poco, la qualità pittorica dei personaggi tanto da far pensare ad un dipinto seriale. Provenienza: chiesa di San Francesco – Trevi, Restauri: 1996, Coo.Be.C., Spoleto.
I testi sono tratti dal catalogo "Raccolta d'arte di San Francesco di Trevi" edito da Giunti mentre le immagini sono di proprietà della Regione Umbria e del Comune di Trevi.