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Giovanni di Corraduccio

Trittico a sportelli con storie della vita di Cristo

Materiale / tecnica:

Tempera e oro su tavola

Dimensione:

129x170, 9 cm (insieme), 84 cm (tavola centrale), 122x42,5 cm (sportelli)

Provenienza:

Chiesa del monastero di Santa Croce – Trevi

Restauri:

1996, Coo.Be.C., Spoleto

place Posizione:

Complesso museale di San Francesco - Primo piano - Pinacoteca



Johann Anton Ramboux è stato il primo pittore e critico d’arte ad interessarsi al trittico; egli ne disegna la sagoma (probabilmente in occasione del suo viaggio trevano del 1818) e ne descrive alcune scene ricordando di averlo trovato nella sacrestia di una confraternita in Trevi. Successivamente, come racconta Bonaca (1942), il trittico fu rubato nel 1867 dal monastero di Santa Croce per essere poi abbandonato a distanza di pochi giorni in un locale aperto nei pressi del medesimo complesso permettendone il recupero e la consegna al Comune di Trevi che lo acquisì quindi, alla Pinacoteca (12 luglio 1867). Tratteranno dell’opera altre importanti personalità: il Bragazzi (1864) che lo descrive nella sua collocazione originaria offrendo una serie di proposte attributive molto diversificate tra loro come Giotto, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli. A seguire troviamo il Guardabassi (1872) il quale la identifica come opera di un imitatore della scuola di Giotto, Bernardini (1906) che la ritiene di scuola eugubina, l’Urbini, il Bombe, lo Gnoli (1908) che propongono il nome di Bartolo di Fredi, il Cecchini, Van Marle che introduce l’idea di un maestro di formazione orvietana, Roli (1961), il Longhi (1962) il quale per primo attribuisce il trittico a Giovanni di Corraduccio appoggiato in questo anche dallo Zeri (1963). Infine anche il Boskovits conferma l’attribuzione di Longhi nel 1977 e ne propone una datazione compresa tra la fine del Trecento e gli inizi del nuovo secolo. Da qui in poi la critica si troverà d’accordo sul nome dell’autore ma continuerà a discutere sulla datazione dell’opera. Importante nel trittico è l’iscrizione che corre al di sotto della tavola principale in quanto tramanda i nomi dei committenti; questi, dagli ultimi studi, risultano parte di una ben nota famiglia di Trevi. Il trittico, riprendendo una consolidata tradizione, racconta la vita di Gesù culminante negli episodi centrali della Passione. Nelle ante sono raffigurati gli episodi dell’Infanzia di Cristo ma le due scene in basso, l’Ultima Cena e l’Orazione nell’orto degli ulivi, introducono le scene del comparto centrale. In ciascun riquadro si osserva uno spiccato gusto narrativo e aneddotico sulla scia degli affreschi dell’abside del Duomo di Orvieto di Ugolino di Prete Ilario. Tutte le scene sono segnate da una forte gestualità che sottolinea il carattere popolare e fortemente didascalico della pittura. Osservando le singole scene invece, da un punto di vista compositivo e stilistico, è possibile riconoscere una ripresa dai grandi cicli assisiati del transetto della Basilica Inferiore. Il trittico è una delle opere su tavola più felici del ben noto pittore folignate documentato dal 1404 fino al 1437 ma, forse, presente sulla scena ancora nel 1450 (Felicetti 2001).  Esposizioni: Mostra di Antica Arte Umbra, Perugia 1907.

I testi sono tratti dal catalogo "Raccolta d'arte di San Francesco di Trevi" edito da Giunti mentre le immagini sono di proprietà della Regione Umbria e del Comune di Trevi.