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Beata Giulia

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Museo di Arte Sacra di Certaldo - Sotterranei - Saletta antistante la cella di Beata Giulia

Giulia, che una tarda tradizione ascrive ai discendenti dei Della Rena, esuli a Certaldo dopo la distruzione del castello di Semifonte da parte dei Fiorentini nel 1202, nacque intorno al 1319 a Certaldo. La sua famiglia, di nobile origine, era tuttavia decaduta. Rimasta orfana in giovane età, entra al servizio dei Tinolfi nella vicina Firenze dove, venuta a contatto con gli Agostiniani di Santo Spirito e la loro spiritualità è protagonista di una singolare conversione. Sentendosi portata a una scelta di vita più radicale e austera, nel pieno fiore della sua esistenza, decide di abbandonare la città e di rifugiarsi in un luogo solitario. Torna quindi a Certaldo prendendo alloggio proprio nella stanzetta più piccola adiacente a quella dove ci troviamo. Qui fu completamente murata salvo per due finestrelle: una corrispondente alla chiesa per assistere alle sacre funzioni e ricevere i Sacramenti, l'altra all'esterno per ricevere l'alimento che la pietà popolare le avrebbe fatto pervenire e che la reclusa contraccambiava, prodigiosamente, con profumatissimi fiori freschi in qualsiasi stagione dell'anno. Non lasciò più il suo piccolo "romitorio" fino alla fine dei suoi giorni terreni. Come le recluse, visse segregata dal mondo per un periodo di circa trent'anni, percorrendo fino in fondo la lunga via dell'ascesi. Penitenza e preghiera furono le sue occupazioni quotidiane. A tenerla in vita pensavano i contadini di Certaldo e dei dintorni. La tradizione popolare racconta che anche i fanciulli siano corsi in suo aiuto, portandole qualche cosa da mangiare. Nulla di più si sa di lei, se non la venerazione dei suoi concittadini per la vita di pietà vissuta sotto i loro occhi. Morì una trentina d'anni più tardi, come indica la tradizione, il 9 gennaio 1367. Subito dopo la sua morte a Certaldo e in tutta la Val d’ Elsa si sviluppò il suo culto. Il comune certaldese ha sempre contribuito a onorare la Beata, per intercessione della quale il paese fu più volte liberato dai contagi e dalla peste. Il suo culto venne confermato da Pio VII nel 1819, a cinquecento anni dalla sua nascita terrena. A patrocinare l'approvazione ufficiale del suo culto fu l'agostiniano Giuseppe Bartolomeo Menochio, confessore del Papa e prefetto del Sacrario Pontificio, che si interessava dei casi di antica devozione popolare. I resti mortali della Beata Giulia si venerano nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, proprio nella stessa chiesa in cui un suo grande concittadino e contemporaneo, Giovanni Boccaccio, scelse di farsi seppellire. Ogni anno, la prima domenica di settembre, il paese celebra la festa della Beata con una processione che dal borgo medievale si snoda fin nella parte bassa del paese per concludersi nella propositura di San Tommaso; il mercoledì successivo una processione accompagna nuovamente l'urna con i resti mortali della Beata dalla propositura fino alla chiesa dei Santi Jacopo e Filippo. Originariamente la festa veniva celebrata il 9 gennaio, il dìes natàlis come avviene per tutti i santi , ma a causa dei rigori dell'inverno, nel 1674 la festa venne spostata alla prima domenica di settembre, per avere un maggior concorso di persone e poter festeggiare più degnamente la santa patrona.