
Vespa 98 II serie
Periodo:
1947
place Posizione:
Museo Piaggio - Piano terra - Sala principale
Fin dai suoi primi anni di vita, Vespa fu caratterizzata da una serie di cambiamenti e aggiustamenti. Decise a tavolino dai tecnici, spesso sulla base delle segnalazioni di Enrico Piaggio, le modifiche erano dettate in parte da esigenze di perfezionamento funzionale e in parte da considerazioni di natura estetica o economica.
Indichiamo di seguito le più significative.
A partire dal novembre 1946 la fabbrica per i carter motore abbandonò la fusione in terra a favore della fusione in conchiglia. Questa tecnica, qualitativamente superiore, si basava sull’utilizzo di costosi stampi ammortizzabili solo con produzioni in larga scala, un obiettivo che Piaggio cominciava a perseguire in quello stesso periodo.
A partire dal dicembre 1946 (dal telaio 3400) il parafango, ridimensionato, consentiva la sostituzione della ruota anche in assenza della paratia mobile presente nella versione precedente.
Per una messa in moto più efficiente, la leva d’avviamento (dal motore 5779) assunse un’estensione maggiore e un profilo curvo.
Nell’ottica di velocizzare la produzione, il mozzo anteriore, composto da particolari in acciaio lavorati e saldati tra loro, venne sostituito (dal telaio 6600) con uno in fusione d’alluminio, tramite una tecnica che consentiva di “sfornare” dei pezzi quasi finiti, con un conseguente abbattimento dei tempi di produzione. La stessa modifica (dal telaio 10000) interessò anche la traversa sostegno motore.
La produzione della Vespa di prima generazione, la cosiddetta MP6 – termine oggi dai più utilizzato erroneamente per individuare i soli prototipi – cessò nel marzo del 1948 con 16.977 esemplari: 15.239 Vespa 98 e 1.738 Vespa 125 “Rigide” destinate al mercato estero, così battezzate da Piaggio alla fine del 1947 per distinguerle dalle 125 “Elastiche” – immesse nel mercato da lì a poco – dotate di una vera e propria sospensione posteriore. Si tratta di numeri di tutto rispetto ma ancora insufficienti a compensare la forte richiesta, soprattutto del mercato nazionale: l’interesse del pubblico per lo scooter prodotto a Pontedera era tale, infatti, che i tempi di attesa per averne un esemplare, dopo aver stipulato regolare contratto di acquisto, era addirittura di otto mesi.
Indichiamo di seguito le più significative.
A partire dal novembre 1946 la fabbrica per i carter motore abbandonò la fusione in terra a favore della fusione in conchiglia. Questa tecnica, qualitativamente superiore, si basava sull’utilizzo di costosi stampi ammortizzabili solo con produzioni in larga scala, un obiettivo che Piaggio cominciava a perseguire in quello stesso periodo.
A partire dal dicembre 1946 (dal telaio 3400) il parafango, ridimensionato, consentiva la sostituzione della ruota anche in assenza della paratia mobile presente nella versione precedente.
Per una messa in moto più efficiente, la leva d’avviamento (dal motore 5779) assunse un’estensione maggiore e un profilo curvo.
Nell’ottica di velocizzare la produzione, il mozzo anteriore, composto da particolari in acciaio lavorati e saldati tra loro, venne sostituito (dal telaio 6600) con uno in fusione d’alluminio, tramite una tecnica che consentiva di “sfornare” dei pezzi quasi finiti, con un conseguente abbattimento dei tempi di produzione. La stessa modifica (dal telaio 10000) interessò anche la traversa sostegno motore.
La produzione della Vespa di prima generazione, la cosiddetta MP6 – termine oggi dai più utilizzato erroneamente per individuare i soli prototipi – cessò nel marzo del 1948 con 16.977 esemplari: 15.239 Vespa 98 e 1.738 Vespa 125 “Rigide” destinate al mercato estero, così battezzate da Piaggio alla fine del 1947 per distinguerle dalle 125 “Elastiche” – immesse nel mercato da lì a poco – dotate di una vera e propria sospensione posteriore. Si tratta di numeri di tutto rispetto ma ancora insufficienti a compensare la forte richiesta, soprattutto del mercato nazionale: l’interesse del pubblico per lo scooter prodotto a Pontedera era tale, infatti, che i tempi di attesa per averne un esemplare, dopo aver stipulato regolare contratto di acquisto, era addirittura di otto mesi.