
Vespa U ("Utilitaria")
Periodo:
1953
place Posizione:
Museo Piaggio - Piano terra - Sala principale
Nell’estate 1952, con l’obiettivo di estendere ulteriormente la fascia di mercato, Piaggio decise di mettere in produzione un modello di Vespa economico. Lo studio, in principio classificato come Vespa “E” (“Economica”), avrebbe dato luogo al completamento del primo prototipo nel mese d’agosto. Per abbattere il costo di costruzione furono previste diverse modifiche, in realtà non sufficienti a coprire interamente il ribasso di prezzo stabilito. Enrico Piaggio aveva infatti già deciso che il modello, lanciato in seguito sul mercato con il nome di Vespa “Utilitaria”, sarebbe stato venduto a 130.000 lire, 20.000 lire in meno rispetto al modello coevo – uno sconto rivelatosi eccessivo, considerato che il risparmio di costruzione toccava a malapena le 8.000 lire a pezzo.
Si ritiene doveroso ricordare tuttavia che la Vespa “U” non fu il primo modello utilitario costruito da Piaggio. Già nel 1946 esisteva infatti in listino la Vespa “Normale”, venduta a un prezzo ribassato del 10%; inoltre, a partire dal 1951, Piaggio costruì un modello economico destinato al mercato americano (Vespa Allstate), di cui la “U” ereditò la tinta ed il faro, applicato per la prima volta (in un modello destinato al mercato nazionale) sul manubrio.
Per abbattere i costi furono adottate diverse scelte: abolizione delle cromature; eliminazione di tre listelli pedana e profili in gomma; abolizione dell’ammortizzatore anteriore; abolizione del sistema antifurto; semplificazione del tappo serbatoio (con chiusura a incastro) e del cavalletto (che perde i terminali in gomma); abolizione della protezione in gomma del pedale avviamento e del freno posteriore; riduzione dell’ingombro sella con perdita del molleggio anteriore e rimozione del parzializzatore dell’aria sul filtro carburatore.
Nel motore vennero adottate frizione e accensione di nuovo tipo, con conseguente introduzione di carter di nuova concezione. Per ulteriore risparmio, il parafango, la sacca attrezzi e il cofano motore furono ridimensionati e costruiti in acciaio. Questi ultimi due particolari, nei primissimi esemplari, venivano addirittura fissati alla scocca privi di guarnizione. Il portapacchi – così come nella 98 – tornò a essere considerato accessorio.
La Vespa “U” fu presentata il 7 dicembre 1952 all’Hotel Gallia di Milano, a una riunione con tutti i concessionari d’Italia, dove fu addirittura sottoposta al rito marinaro della rottura della bottiglia di spumante. Il giorno successivo, ultima giornata del Salone del Ciclo e Motociclo, l’esemplare fu esposto al Padiglione della Meccanica, dove già dal 29 novembre era esposta la nuova produzione di Pontedera.
La Vespa “U” fu prodotta in poco più di 6.000 esemplari: una produzione contenuta influenzata da un mercato poco propenso ad accogliere un modello spartano, tanto da costringere l’azienda, per smaltire le scorte, a puntare maggiormente sui mercati esteri. La “U” fu infatti tra le Vespa del primo decennio il modello più esportato in assoluto, con una percentuale di esportazione del 31%. Il registro di spedizione dimostra come furono quasi 1900 le “U” esportate in 27 paesi d’Europa, delle Americhe e dell’Asia. Un grosso quantitativo rimase a magazzino in fabbrica fino al settembre del 1955 e gli ultimi due esemplari furono addirittura in Portogallo addirittura il 28 dicembre 1961.
Si ritiene doveroso ricordare tuttavia che la Vespa “U” non fu il primo modello utilitario costruito da Piaggio. Già nel 1946 esisteva infatti in listino la Vespa “Normale”, venduta a un prezzo ribassato del 10%; inoltre, a partire dal 1951, Piaggio costruì un modello economico destinato al mercato americano (Vespa Allstate), di cui la “U” ereditò la tinta ed il faro, applicato per la prima volta (in un modello destinato al mercato nazionale) sul manubrio.
Per abbattere i costi furono adottate diverse scelte: abolizione delle cromature; eliminazione di tre listelli pedana e profili in gomma; abolizione dell’ammortizzatore anteriore; abolizione del sistema antifurto; semplificazione del tappo serbatoio (con chiusura a incastro) e del cavalletto (che perde i terminali in gomma); abolizione della protezione in gomma del pedale avviamento e del freno posteriore; riduzione dell’ingombro sella con perdita del molleggio anteriore e rimozione del parzializzatore dell’aria sul filtro carburatore.
Nel motore vennero adottate frizione e accensione di nuovo tipo, con conseguente introduzione di carter di nuova concezione. Per ulteriore risparmio, il parafango, la sacca attrezzi e il cofano motore furono ridimensionati e costruiti in acciaio. Questi ultimi due particolari, nei primissimi esemplari, venivano addirittura fissati alla scocca privi di guarnizione. Il portapacchi – così come nella 98 – tornò a essere considerato accessorio.
La Vespa “U” fu presentata il 7 dicembre 1952 all’Hotel Gallia di Milano, a una riunione con tutti i concessionari d’Italia, dove fu addirittura sottoposta al rito marinaro della rottura della bottiglia di spumante. Il giorno successivo, ultima giornata del Salone del Ciclo e Motociclo, l’esemplare fu esposto al Padiglione della Meccanica, dove già dal 29 novembre era esposta la nuova produzione di Pontedera.
La Vespa “U” fu prodotta in poco più di 6.000 esemplari: una produzione contenuta influenzata da un mercato poco propenso ad accogliere un modello spartano, tanto da costringere l’azienda, per smaltire le scorte, a puntare maggiormente sui mercati esteri. La “U” fu infatti tra le Vespa del primo decennio il modello più esportato in assoluto, con una percentuale di esportazione del 31%. Il registro di spedizione dimostra come furono quasi 1900 le “U” esportate in 27 paesi d’Europa, delle Americhe e dell’Asia. Un grosso quantitativo rimase a magazzino in fabbrica fino al settembre del 1955 e gli ultimi due esemplari furono addirittura in Portogallo addirittura il 28 dicembre 1961.