
Torre Catalani
Periodo:
1a metà del XIII secolo
Dimensione:
altezza 16 metri | base 8,5 x 7,1 mt. | spessore muri 0,70/0,80 mt.
place Posizione:
Vicolo Spirito Santo - Torre - Ambiente unico
Vicolo Spirito Santo
E’ una casa torre , in stile romanico, adibita sin dall’epoca della costruzione, all’inizio del tredicesimo secolo, ad abitazione con quattro vani interni sovrapposti, di cui uno interrato. Sulle pareti esterne oltre a strette finestre, sono evidenti gli anelli di ferro , che servivano per legare cavalli e altri animali, copia moderna di quelli esistenti in passato.
Le due porte, nei due lati sulla strada, hanno soglia, architrave e modiglioni di selenite, e sono sormontate da lunette , un tempo decorate con affreschi oggi andati perduti, Il locale al piano terra, alto circa sei metri, era probabilmente un fondaco usato come magazzino e forse come ricovero per attrezzi e animali. La casa vera e propria si trovava ai piani superiori, dotati di ballatoi esterni in legno, come testimoniano le buche pontaie più grandi e più vicine tra di loro rispetto ai ponteggi usati per costruire la casa torre.
In alto, sul lato nord dell’edificio sono evidenti i mattoni e le mensole a spina di pesce che servono a incanalare le acque piovane.
I primi proprietari furono i Catalani , famiglia Guelfa a cui apparteneva il podestà Catalano di Guido di donna Ostia che Dante, nella sua Divina Commedia , mise nell’inferno nella cerchia degli ipocriti perché protagonista di un fallimentare tentativo di governare la città di Firenze. La casa torre fu anche chiamata "Torre delle Cornacchie", e veniva ricordata nei tempi andati perché era spesso colpita da fulmini che una volta, nel 1280 , causarono anche la perdita di due vite umane.
Tra il quattordicesimo e il sedicesimo secolo il quartiere intorno alla torre ospitò il più grande bordello di Bologna nonostante già dalla metà del quattordicesimo secolo la torre fosse diventata proprietà dei frati Celestini che lo tennero fino al 1797 , anno dell'abolizione del loro ordine. Rimase in capo alla Chiesa sino a quando, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone nel 1810 passò infine ad essere un bene statale ed oggi è parte del complesso monumentale del Teatro Romano, ovvero della sede dell’Archivio di Stato.
E’ una casa torre , in stile romanico, adibita sin dall’epoca della costruzione, all’inizio del tredicesimo secolo, ad abitazione con quattro vani interni sovrapposti, di cui uno interrato. Sulle pareti esterne oltre a strette finestre, sono evidenti gli anelli di ferro , che servivano per legare cavalli e altri animali, copia moderna di quelli esistenti in passato.
Le due porte, nei due lati sulla strada, hanno soglia, architrave e modiglioni di selenite, e sono sormontate da lunette , un tempo decorate con affreschi oggi andati perduti, Il locale al piano terra, alto circa sei metri, era probabilmente un fondaco usato come magazzino e forse come ricovero per attrezzi e animali. La casa vera e propria si trovava ai piani superiori, dotati di ballatoi esterni in legno, come testimoniano le buche pontaie più grandi e più vicine tra di loro rispetto ai ponteggi usati per costruire la casa torre.
In alto, sul lato nord dell’edificio sono evidenti i mattoni e le mensole a spina di pesce che servono a incanalare le acque piovane.
I primi proprietari furono i Catalani , famiglia Guelfa a cui apparteneva il podestà Catalano di Guido di donna Ostia che Dante, nella sua Divina Commedia , mise nell’inferno nella cerchia degli ipocriti perché protagonista di un fallimentare tentativo di governare la città di Firenze. La casa torre fu anche chiamata "Torre delle Cornacchie", e veniva ricordata nei tempi andati perché era spesso colpita da fulmini che una volta, nel 1280 , causarono anche la perdita di due vite umane.
Tra il quattordicesimo e il sedicesimo secolo il quartiere intorno alla torre ospitò il più grande bordello di Bologna nonostante già dalla metà del quattordicesimo secolo la torre fosse diventata proprietà dei frati Celestini che lo tennero fino al 1797 , anno dell'abolizione del loro ordine. Rimase in capo alla Chiesa sino a quando, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone nel 1810 passò infine ad essere un bene statale ed oggi è parte del complesso monumentale del Teatro Romano, ovvero della sede dell’Archivio di Stato.