Luoghi / 4 elementi



LA VILLA BARDINI

Villa Bardini in Costa San Giorgio è un centro espositivo che ospita mostre temporanee, il Museo Capucci e il Museo Annigoni, oltre ad altri eventi e attività di formazione. La Villa fu costruita nel 1641 dall’architetto Gherardo Silvani per il suo amico Francesco Manadori, da cui il nome originale di "Villa Manadora". La splendida posizione panoramica fece attribuire alla costruzione anche la denominazione di "Villa Belvedere". La Villa Belvedere ebbe vari proprietari prima di diventare proprietà, nel 1913, dell'antiquario fiorentino Stefano Bardini che la ampliò, sopraelevandola di un piano e che intervenne anche sul giardino, creando una nuova strada di accesso. La famiglia Bardini vi abitò sino al 1965 e lasciò la Villa in eredità allo Stato italiano. La villa cadde in disuso sino al 1999, quando la Fondazione CR Firenze prese la Villa in concessione e realizzò un lungo e minuzioso restauro, riportando il complesso al suo passato splendore e riaprendola al pubblico insieme al giardino nel 2008.
LA VILLA BARDINI

Icons - Steve McCurry

In 100 scatti un grande viaggio nell’umanità di Steve McCurry (Darby, PA, 1950). E’ il tema della retrospettiva ‘Steve McCurry. Icons’ che dal 15 giugno al 16 settembre a Villa Bardini (Costa san Giorgio, 2 – tel 055 20066206 - 2638599) riunisce i migliori scatti di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. La mostra è curata da Biba Giacchetti, è organizzata da Photodepartments e SudEst57 ed è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron con il Comune Firenze –Settore Cultura, in collaborazione con Unicoop Firenze. L’hanno presentata stamani alla stampa, assieme alla curatrice, Jacopo Speranza, Presidente della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e Donatella Carmi, Vice Presidente Fondazione CR Firenze.   Sono raccolte le immagini più significative che documentano quanto di meglio l’artista americano ha realizzato in 40 anni di attività in un viaggio simbolico, nel complesso universo di esperienze e di emozioni, che ha toccato paesi come l’India, l’Afghanistan, la Birmania, il Giappone, il Brasile. Non manca il ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afghana che McCurry ha fotografato nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e che, con i suoi grandi occhi verdi e col suo sguardo triste, è diventata un’icona assoluta della fotografia mondiale.   All’interno del percorso espositivo è proiettato il filmato, prodotto dal National Geographic, dedicato alla lunga ricerca che ha consentito di ritrovare, 17 anni dopo, ‘la ragazza afgana’ ormai adulta.   La mostra è corredata da un catalogo (Edizioni SudEst57, 100 pagine, 25 euro) nel quale Steve McCurry ha selezionato con Biba Giacchetti le sue immagini più belle, più famose o verso le quali nutre un sentimento particolare legato al momento in cui le ha scattate. Per la prima volta il maestro racconta le sue icone una ad una svelandone i retroscena. Flash appassionanti di storia del mondo, lunghi appostamenti in cerca dell’inquadratura perfetta, o incontri fortuiti che lasciano il segno nei suoi ritratti unici, a cominciare da Sharbat Gula, la piccola afghana, fino al nomade Kuchi, in testa al suo branco di cammelli, fermato per le strade di Srinagar in Kashmir, o come i monaci Shaolin che hanno improvvisato per McCurry una vera esibizione del loro talento, tutti esempi e simboli della dignità e della fierezza umana che solo lui sa raccontare.   “Con le sue foto Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate – afferma la curatrice Biba Giacchetti - mettendo in evidenza una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità. Con le sue foto ci consente di attraversare le frontiere e di conoscere da vicino un mondo che è destinato a grandi cambiamenti. La mostra inizia, infatti, con una straordinaria serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e d’ironia. Sono le immagini da lui più amate, raccolte in una sorta di viaggio libero che parte da grandi sezioni di ritratti, affronta temi più seri, come le guerre, l’11 settembre, i monsoni e il terremoto del Giappone, per fondersi poi in sale più rasserenanti che ospitano immagini più poetiche, tratte dai grandi progetti di McCurry sulla spiritualità e sulla lettura.   ‘’Siamo onorati di poter ospitare questo evento – ha dichiarato il Presidente della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron Jacopo Speranza – anche perché questo luogo coltiva da sempre uno stretto legame con la fotografia. Per tradizione ospita mostre fotografiche che raccontano luoghi e culture, come Italia-Metafisica George Tatge, di recente Luca Berti con la mostra Norden. Oggi i 100 scatti di ‘Icons’ rappresentano una nuova occasione per valorizzare questa straordinaria espressione artistica in un luogo che invita il visitatore ad immortalare attimi di pura bellezza. Una vera e propria vocazione alla fotografia in ogni suo angolo’’.   ‘’Fondazione CR Firenze – ha sottolineato la Vice Presidente Donatella Carmi - è impegnata nella valorizzazione delle espressioni artistiche e la fotografia è senz'altro una di queste. Una delle collezioni più importanti che abbiamo, seppure su tela, è quella delle vedute di Firenze e mi piace pensare che questa mostra possa essere invece una veduta sul mondo a partire da Villa Bardini. Scatti ricchi di storia, cultura, tradizioni che si rintracciano nei volti e nei ritratti dei loro protagonisti’’.
Icons - Steve McCurry

IL GIARDINO BARDINI

La storia del Giardino Bardini è la storia di una parte di Firenze: quattro ettari di bosco, giardino e orto frutteto a contatto con le mura medievali della città, tra Costa San Giorgio e Borgo San Niccolò.Il giardino, arricchito da elementi decorativi di varia provenienza assemblati col gusto tipico del collezionista, diventa così un labirinto di tranelli per il conoscitore d’arte che stenta a riconoscere i materiali veri da quelli falsificati, i rimontaggi con inserimenti moderni dalle opere autentiche. La costruzione di un viale per raggiungere la villa e la conseguente demolizione dei giardini murati, l’accorpamento degli edifici sulla costa S.Giorgio e la costruzione di una loggia sul Belvedere, inserita tra i due padiglioni dell’antica Kaffehaus, sono alcune tra le modifiche più evidenti volute dall’antiquario Bardini, in quella che fu la stagione più intensa del giardino. Nel 1965, con la morte del figlio di Stefano Bardini, Ugo, ha inizio un lungo e complicato iter burocratico sull’eredità, conclusosi solo nel 2000 con l’interessamento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, attraverso la Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron, che gestisce attualmente la proprietà. Oggi il Giardino Bardini, dopo anni di minuzioso restauro, ha riaperto i suoi cancelli, riportando alla luce un importante percorso storico che si affianca all’adiacente Giardino di Boboli.
IL GIARDINO BARDINI

MUSEO ANNIGONI

Il Museo Pietro Annigoni, inaugurato nel 2008, presenta una selezione di opere di varia epoca, tecnica e soggetto appartenute alla collezione dell’artista che si fanno testimoni di un’attività lunga e proficua. Nato a Milano nel 1910, Annigoni è stato certamente uno degli artisti più singolari del secolo scorso; in polemica con lo stile pittorico del modernismo è stato fra i firmatari del manifesto dei Pittori Moderni della Realtà insieme all’amico Gregorio Sciltian. Da sempre pittore realista, Annigoni ha perseguito una ricerca formale volta alla rappresentazione del vero e, prendendo a modello l’arte del Rinascimento, ha adottato antiche tecniche ormai andate in disuso. La Fondazione CR Firenze e la Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron hanno voluto rendere omaggio al maestro con questo museo monografico che presenta la più importante collezione al mondo di quadri, busti e cartoni dell’artista. Fra le opere più importanti presenti a Villa Bardini ricordiamo la prima e la terza tela della serie delle “Solitudini”, “Cinciarda” e il celebre “Autoritratto” del 1946.
MUSEO ANNIGONI