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Apollo di Vicarello

Periodo:

Prima metà II sec. a.C.

Materiale / tecnica:

marmo pentelico

Provenienza:

Terme di Vicarello

Restauri:

2011

place Posizione:

Museo Civico - Ex Convento Agostiniano - Sala C



Rinvenuta nel 1977 all'interno del complesso monumentale delle Terme di Vicarello, la statua rappresenta il dio Apollo il cui culto è attestato da alcune iscrizioni e dediche provenienti dalla stessa area archeologica.Il torso, privo degli arti inferiori, è nudo; le spalle sono coperte da un mantello (la clamide) fermato al centro del petto da una fibula circolare. Il volto imberbe e giovanile è incorniciato da una folta chioma a ciocche scomposte. Scolpito in marmo pentelico presenta una superficie completamente erosa dalla lunga permanenza nell'acqua termale calda e sulfurea.Il dio nella sua integrità - doveva raggiungere i due metri di altezza- poggiava il peso del corpo sulla gamba sinistra mentre la destra, arretrata, bilanciava la figura secondo quello schema definito "chiastico" indicante una disposizione incrociata tra gli arti inferiori e gli arti superiori con riferimento alla lettera X dell'alfabeto greco, pronunciata "chi", applicata nell'esecuzione delle sue opere scultoree da Policleto artista greco di V secolo a.C. e applicata, poi, come canone armonico dai suoi contemporanei.Per quanto pregevole risulta l'impostazione generale della figura non può dirsi altrettanto per l'esecuzione dei particolari che sono sommari, talvolta sciatti. Notevolmente dura e legnosa è la lavorazione delle pieghe della clamide, delle ciocche dei capelli, dei tratti del volto, degli occhi profondi ed infossati, mentre affiora un soffuso pittoricismo nel trattamento della muscolatura del torso, massiccio e possente.Gli studi sull'Apollo di Vicarello hanno evidenziato una diretta correlazione con opere della scultura attica di metà del IV secolo a. C. (ad esempio la statua del cosiddetto Apollo del Belvedere ai Musei Vaticani o la testa proveniente dal Mausoleo di Alicarnasso ora al British Musem di Londra, o il torso del Tritone "Grimani" all'Altes Museum di Berlino) riconducibili all'officina del maestro Leochares.La lavorazione delle superfici e dei tratti fisionomici dell'Apollo consentono di definire l'opera un prodotto romano e di ascriverla alla prima metà del II secolo d.C.